
Quando la mente srotola i momenti intensi di un vissuto, non resta che cavalcare l’onda dei ricordi. Ripensi al tempo trascorso, e non puoi fare a meno di pensare, a quanto sia stato ben speso tra fatica e sacrifici.
Mediti su gli stessi, accorgendoti che senza di essi, probabilmente, non saresti stata la stessa persona di oggi.
Soprattutto quando a piccoli passi, tra sacrifici e fatica, raggiungi mete e obiettivi per te inimmaginabili. Gli stessi che per altri, rientrano nella visione della normalità e di scontato.
Tanti e svariati i movimenti che permettono a ognuno di noi, di compiere azioni senza badare troppo al peso e all’ importanza.
Un’importanza quasi vitale – estrema, determinata dalla necessità di compiere le stesse e identiche azioni, con la sottile differenza di essere “supportati” o meglio ancora essere “aiutati” costantemente. La stessa che richiama a sé l’indipendenza di un’altra persona, mentre la tua di autonomia, dipendente da un’altra persona che ti è vicina e ti aiuta in tutto e per tutto, non è mai uguale a una propria autonomia indipendente.
Oggi quando pensiamo alla stessa, di defoult siamo abituati a distaccarci da ciò che è una autonomia di base, perché ognuno di noi da tutto o quasi tutto per scontato. Intorno a questo concetto, ruota ed ha ruotato la mia vita di bambina, di adolescente, di ragazza oggi donna (potrei dire), attraverso cui le mie difficoltà sono state il trampolino di lancio verso la “normalità”.
Perché per una condizione di disabilità fisica- motoria come la mia, la scontatezza e la semplicità di riuscire a essere in equilibrio, vestirsi e lavarsi il viso e denti, o per di più riuscire a fare una semplice doccia in autonomia è frutto di sacrifici e forza di volontà, di un percorso intenso.
Un grande lavoro di squadra dei miei genitori, dei miei fratelli maggiori, e dell’intera famiglia compresa di zii e cugini, ha permesso di tirare fuori la parte migliore della mia condizione.
Il loro impegno e la loro dedizione, ha fatto sì che io venissi considerata persona, con la “P” maiuscola. Questo ha fatto sì che di conseguenza, anch’io vivessi e vedessi la mia disabilità in un’ottica diversa, rompendo le righe del pregiudizio e delle ideologie culturali e mentali.
In questa stessa ottica avendo avuto l’esempio di mio padre, che nei primi anni ottanta a ridosso della mia nascita, insieme ad altri genitori di figli con diverse abilità, in quegli anni eravamo chiamati con un nome orrendo, quasi un fardello, gli “Handicappati”.
Non a caso l’associazione fondata sul territorio di Pomigliano d’Arco, porta il nome di Agvh ovvero Associazione Genitori e Volontari per la Tutela dei diritti degli Handicappati.
L’ associazione in quegli anni iniziava a sviscerare la legislazione nascente che includeva a chiare lettere l’inclusione di noi diversamente abili.
Leggi che variavano dall’inclusione scolastica ai servizi socio assistenziali e sanitari vigenti tutt’oggi.
Lo slogan associativo di tutti i suoi eventi o manifesti citava: “per una battaglia di civiltà”. La stessa che, in dimensione e contesti sociali diversi da quegli anni, continuiamo a fare, o meglio continuo io in prima persona, seguendo le loro orme in modo naturale e spontaneo.
Nel corso degli anni questa esperienza, mi ha spinto a inserirmi in diversi contesti sociali, in cui ricopro e ho ricoperto ruoli di responsabilità. Tutto questo nel tempo, ha fatto sì che io mi raccontassi in un libro autobiografico dal titolo: “Abilmente, il coraggio di non arrendersi.
L’idea di raccontarmi attraverso un libro è nata da un intenso periodo personale di solitudine. I libri realmente mi tenevano compagnia, facendo emergere in me la voglia e l’esigenza di raccontarmi a mia volta. Volevo farlo in leggerezza e naturalezza, senza troppo pietismo e fronzoli nel racconto, descrivendo la mia realtà di persona con diverse abilità.
L’ho fatto attraverso tre semplici segreti, imparati dalla mia famiglia: la noce, il ragno e l’auto accettazione.
Abilmente, è stato per me uno strumento indispensabile e importante che mi ha aiutato a superare ciò che sono le mie difficoltà legate al mio linguaggio.
Ho sempre pensato che a ogni difficoltà c’è un mezzo e uno strumento per superarlo. La scrittura per me è uno dei tanti.
Edito dal Laboratorio/Edizioni Nola, con pubblicazione nel 2017, con due ristampe, mi dona tutt’oggi profonde emozioni.
Le sue molteplici presentazioni, soprattutto negli istituti scolastici di diversi ordine e grado, mi hanno dato e mi danno la possibilità di trasferire in modo naturale e spontaneo, quanto la disabilità sia al pari della normalità e viceversa.
Questo non è mai scontato o dovuto, al contrario nasce e si sviluppa dall’incontro delle differenze, su cui deve ruotare il messaggio da far passare alle nuove generazioni, che per comprenderlo – assimilarlo hanno bisogno di vedere e di toccare. È proprio con questo passaggio che gli stessi riescono ad abbattere la cultura del diverso.
Abilmente ha uno sfondo di carattere sociale ben preciso, in quanto sostiene il progetto abilmente promosso dal’Unitalsi Napoli; progetto nato dal desiderio di offrire attività inclusive e abilitanti a persone diversamente abili. Con questo progetto si sono già attuate tre attività:
-il Tre viaggi a Lourdes destinati a tre persone che non potevano permetterselo;
-Sono stati donati e messi a disposizione di 4 disabili, un ciclo di quattro mesi di Ippoterapia;
-Il corso di avviamento allo sci per diversamente abili, tenutosi dal 20 al 28 Gennaio al Sestiere, destinato a 10 persone con diverse abilità e 10 volontari Unitalsiani che li hanno accompagnati in una magnifica esperienza.
Un’esperienza fantastica che ci ha ulteriormente motivato nel portare avanti il progetto abilmente al fine di sviluppare e potenziare le proprie abilitá.